Nel calcio, molto spesso, si sottovaluta la figura dell’arbitro; quello del direttore di gara è un mestiere per nulla semplice.
Contro il Nantes, la Juventus ha protestato e non poco per la decisione finale dell’arbitro di non assegnare un calcio di rigore per fallo di mano del difensore su colpo di testa di Bremer.
Il direttore di gara, dopo aver rivisto tutto al var, ha fischiato fallo in attacco generando le proteste dei tifosi bianconeri e dei giocatori presenti in campo; rivedendo le immagini risulta effettivamente complesso capire il perché non sia stato assegnato il calcio di rigore.
I playoff di Europa League, dunque, iniziano con una grande protesta nei confronti del direttore di gara; proprio la figura dell’arbitro è una delle più bersagliate e questo da sempre. L’introduzione del var non ha aiutato a diminuire le proteste contro i direttori di gara.
Quello che forse in molti non riescono a capire è quanto sia difficile il mestiere dell’arbitro; mentre i tifosi da casa hanno la possibilità, grazie ad una serie infinita di replay, di rivedere nel dettaglio l’azione, l’arbitro deve prendere la decisione in una frazione di secondo.
E’ vero, interviene il var aiuta il direttore di gara ma resta un mestiere molto complesso; ecco tre motivi che vengono ignorati.
L’arbitro, se sbaglia una decisione, è soggetto non solo alle polemiche; molto spesso il direttore di gara viene criticato da giocatori, allenatore e a volte anche dirigenti, nel post partita.
Il problema è quando le critiche si trasformano in insulti e questo avviene con l’utilizzo, sbagliato, dei social; specialmente su Twitter si tende ad esagerare nel commentare la decisione di un direttore di gara non capendo che anche loro, in quanto umani, possono sbagliare.
Non possiamo non sottolineare il discorso del regolamento; ci sono delle situazioni, su tutte il fallo di mano, che hanno una quantità infinità di variabili dalla posizione del braccio alla volontarietà al famoso pallone inatteso che tanto ha fatto discutere in questa stagione.
In una situazione come questa è chiaro che l’arbitro si trova in difficoltà nell’andare a valutare, nella maniera più corretta, le situazioni all’interno dell’area di rigore.
Dobbiamo, poi, parlare del discorso della soggettività; alcuni interventi che gli arbitri devono valutare non sono oggettivi (come ad esempio il fuorigioco) ma possono avere diverse interpretazioni.
Una situazione che non evita al direttore di gara di finire al centro della polemica quando fischia in un modo una situazione che, per giocatori e tifosi di quella squadra, avrebbe dovuto avere un fischio diverso. Una cosa è certa: fare l’arbitro non è per nulla semplice.
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