La Juve ha fatto un regalo abbastanza generoso ai suoi rivali. La decisione risulta clamorosa nonché difficile da spiegare: ecco perché.
La Juve in questo sessione di mercato ha avuto ben altri pensieri su cui concentrarsi. Ciò significa che a livello di innesti e ingressi di vario genere la carne al fuoco non è stata poi così tanta.
Allegri in primis non ha avuto materialmente tempo per programmare delle operazioni. Volendo essere specifici le uniche mosse che sono state attuate figurano più a livello giovanile che per la prima squadra.
Il tabellino della sessione di mercato trascorsa evidenzia solamente due colpi “in entrata”. Ovvero la fine dei prestiti di Ihattaren all’Ajax e di Pellegrini all’Eintracht Francoforte. L’articolo in questione è incentrato proprio sul secondo nome.
Si tratta di un giocatore giovane, forte e di grandi prospettive. Seppur la sua carta di identità faccia quasi desistere gli addetti ai lavori dal definirlo un prospetto. Si tratta infatti di un classe 1999. Non più un fiore all’occhiello visti i tempi che corrono.
Ha pur sempre 23 anni. Pertanto i margini di crescita ci sono eccome. Con i bianconeri la promessa del vivaio della Roma non ha avuto grande fortuna. Colui che lo ha lanciato, Roberto Muzzi, di lui ne ha sempre parlato bene.
Ma la squadra piemontese non ci ha puntato chissà quanto. Solo 18 partite con la prima squadra, più per emergenze tattiche che per chissà quali meriti tecnici. Tuttavia nei contesti giusti il terzino originario di Roma si è sempre distinto molto bene.
Questo rende il regalo della Juve ai suoi rivali ancora più difficile da spiegare. L’addio del giocatore era già nell’aria da tempo. Ciò che sorprende maggiormente tuttavia è la sua destinazione.
Una decisione davvero strana, che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare. Intanto i tifosi riflettono. E tanto anche.
La Juve ha ceduto Pellegrini alla Lazio. Una decisione insolita, che in tanti hanno visto come un regalo. Un pensiero così “malizioso” deriva con ogni probabilità dall’appartenenza di Maurizio Sarri alla direzione tecnica della squadra.
E si sa, gli ex non vengono mai riconosciuti come innocui. C’è sempre quel pizzico di rancore misto a diffidenza che porta a storcere il naso verso ogni potenziale collegamento con loro.
Oggi il giocatore sarà dunque sotto la sua ala protettiva. E chissà che non possa reinventarsi in un contesto molto più dinamico e meno oppressivo. Ai posteri l’ardua sentenza.
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