L’Alfa Romeo è una delle vetture che in assoluto ha saputo scrivere la storia, peccato però che non abbia avuto grandi intuizioni in passato.
Dopo oltre un secolo di storia l’Alfa Romeo continua ancora a essere considerata come uno dei marchi automobilistici più importanti del mondo, ma nonostante questo avrebbe potuto migliorarsi sempre di più se solo non avesse commesso quell’errore imperdonabile.
L’Italia è sempre stata in grado di poter realizzare una serie di marchi automobilistici che hanno avuto davvero grandissimo successo nel corso del tempo, con l’Alfa Romeo che ancora oggi è sempre più apprezzata.
Il marchio del Biscione infatti ha potuto perfezionarsi sempre di più nel corso del tempo, con i suoi primi anni che hanno rappresentato un vero e proprio gioiello assoluto per quanto riguarda il mondo delle quattro ruote.
Basti vedere infatti come negli anni cinquanta fosse proprio l’Alfa Romeo a essere la Scuderia dominante anche nella neonata Formula 1, con le vittorie di Nino Farina nel 1950 e con Juan Manuel Fangio nel 1951.
Anche negli anni ’30 i successi ottenuti dall’Alfa Romeo sono stati davvero scintillanti, con un uomo che gli aveva garantito di poter diventare sempre di più importante in giro per il mondo: Enzo Ferrari.
Infatti non sono tantissimi coloro che sanno che il Drake aveva cominciato proprio da Milano, con la sua collaborazione con l’Alfa Romeo che è durata quasi 20 anni, dall’inizio degli anni ’20 fino al 1939.
Per mezzo il suo compito era quello di poter portare avanti il progetto legato alle corse e allegare, con il Grande Vecchio che inizialmente era proprio lui stesso uno dei piloti dell’Alfa.
Negli anni trenta l’Alfa Corse lasciò definitivamente le gare e diede completamente compito alla neonata scuderia Ferrari di portare avanti la propria competizione, con il nido di Tazio Nuvolari che divenne immortale.
Dunque per circa 20 anni il rapporto tra Enzo Ferrari e l’Alfa Romeo è stato sicuramente dei migliori, peccato che nel 1939 iniziarono dei grossi screzi con l’ingegner Gobbato.
La motivazione era dettata dal fatto che era stato introdotto all’interno della Scuderia Ferrari un nuovo nome particolarmente poco gradito al Drake, ovvero il dirigente catalano Ricart.
In quegli anni si pensava che Ferrari soffrisse di invidia nei confronti dello spagnolo, uno di quelli che era considerato una sorta di Santone in grado di poter rivoluzionare per sempre il mondo dell’automobilismo, davvero incredibili di errori che commise nel corso della propria carriera.
Dunque a quel punto la rottura fu insanabile, con Ferrari che dunque fu costretto a lasciare definitivamente l’Alfa Romeo nel 1939 con una ricca liquidazione, ma con l’obbligo di non poter rifondare la sua Scuderia per i successivi cinque anni.
L’accordo sarebbe stato tragico per qualsiasi imprenditore, ma non per il grande Enzo che ebbe a suo modo la fortuna di poter avere quei 5 anni di esilio proprio del periodo della Seconda Guerra Mondiale, periodo nel quale tutte le grandi marche automobilistiche furono costrette a bloccare dunque quando rientrò nel 1947 la storia si colorò sempre di più di rosso.
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