Il tifo organizzato ha sempre diviso, ma tutte le squadre sanno bene dell’importanza degli ultras e la società ha fatto una grande dedica.
Di solito si tende sempre a parlare in modo molto negativo delle Curve, ma in realtà questo è un mondo molto più complesso di quello che si vuole far passare nella maggior parte dei casi con commenti troppo spesso semplicistici e che non riescono a far passare nel modo più corretto il giusto andamento dei fatti, ma una società in Italia ha voluto dimostrare tutta la propria riconoscenza per quanto riguarda una storica figura del proprio tifo.
Le squadre di provincia hanno molto spesso creato un rapporto davvero molto stretto e unico con i propri tifosi, tanto è vero che in certi casi sono stati in grado a tutti gli effetti di poter essere un tutt’uno, organizzando degli eventi in giro per la città e dimostrandosi molto vicini ai problemi anche delle persone più deboli.
Piacenza è una piazza storica del calcio italiano e chi si è appassionato a questo magico sport negli anni ’90 ricorda sicuramente in maniera molto allegra i biancorossi emiliani che avevano fatto impazzire il Belpaese, grazie a una squadra formata unicamente da giocatori nati all’interno dei confini nazionali.
Le salvezze erano state molto frequenti, con la società dei Garilli che è diventata sicuramente una delle più apprezzate nella storia, perché sono stati in grado di dimostrare grande lungimiranza negli affari, mantenendo sempre i bilanci perfetti e dando la possibilità alla città di godersi tanti anni di Serie A.
Uno dei segreti anche dei successi e della permanenza continua nella massima serie dei piacentini è stato sicuramente anche un tifo molto acceso, cosa non sempre facile da ottenere in piazze che si trovano molto vicine alle grandi città, infatti Piacenza dista meno di un’ora da Milano e nemmeno due da Torino.
La storia precedente agli anni ’90 inoltre non era sicuramente tra le più nobili e non ha portato alcun grande traguardo, ma il calore della sua gente è sempre stato ben presente in ogni partite dei Lupi emiliani e uno dei grandi simboli del tifo organizzato è sicuramente stato Davide Reboli, uno degli ultras più noti d’Italia.
Vedendolo a un primo sguardo rapido sembrava incarnare l’esatto stereotipo del mondo ultras, ovvero un omone molto muscoloso, tatuato da cima a fondo e con dei baffoni che incutevano non poco timore, tanto è vero che quando scendeva in campo a strigliare la squadra nessuno osava parlare.
Nonostante questo si è sempre dimostrato un ragazzo dal cuore d’oro e di recente ha dovuto salutare la vita terrena diventando così un tifoso del suo Piacenza dal cielo, con tutta la città che si è legata in lungo ultimo abbraccio verso di lui e verso la sua famiglia perché quello che ha donato nel corso degli anni è sempre stato un qualcosa di unico e raro.
Se ne va Davide Reboli, un volto unico nella storia ultras italiana
Davide Reboli è stato in grado di far cancellare l’idea che il mondo ultras sia soltanto violenza e voglia di far andare le mani, ma che in realtà è molto ma molto altro, infatti per lui la vita del tifo non era soltanto allo stadio e sugli spalti, bensì i colori biancorossi erano una parte fondamentale per tutti i giorni dell’anno e c’era sempre un modo per rendergli omaggio.
La società del Piacenza calcio ha deciso di dedicargli una lunga lettera di addio, in modo tale da poter essere ricordato per sempre come uno dei grandi esponenti e massimi interpreti della storia biancorossa, ecco allora che è stato bellissimo leggere i tantissimi commenti sotto il post.
In molti hanno deciso di raccontare degli aneddoti che hanno vissuto con lui in Curva, un uomo che non ha mai escluso nessuno che volesse diventare parte del Piacenza anche solo per un giorno, non importava infatti se fosse per una vita o per una partita, quel giorno si era sempre tutti piacentini.
Il suo lavoro nella vita era quello di buttafuori ed è bellissima la testimonianza di una ragazza che spiega come tutte loro si sentissero estremamente sicure quando lui era di turno, perché per lui il ruolo della donna era sacro e nessuno poteva permettersi in nessun modo di arrecare disturbo a loro.
Su internet è diventato famoso anche per una nota strigliata alla squadra che è diventata a dir poco virale, con Reboli che è arrivato al campo di allenamento del Piacenza iniziando a insultare pesantemente tutti i giocatori per lo scarso impegno, con i giocatori che erano pietrificati di fronte alle parole di quell’omone.
Alcuni di loro provavano a spiegare la situazione, soprattutto che la società non pagava a loro gli stipendi, ma Davide non sembrava propriamente contento di queste giustificazioni e che per lui non era vero che si stavano impegnando in campo, perché se così fosse stato allora veramente non valevano nulla.
Molti di loro erano arrivati in estate a parametro zero e questa cosa lo aveva fatto imbestialire, tanto che divenne memorabile la sua frase:” Ma quali parametri zero, siete dei parabrezza.”
Insomma se n’è andata una figura davvero memorabile nella storia delle Curve e del tifo italiano, con Davide Reboli che è a tutti gli effetti uno delle più grandi e straordinarie figure che siano mai esistite e per questo motivo è giusto dargli il giusto addio a un grande uomo.