Lutto in Serie A: è morto un campione, l’ultimo saluto all’eroe mai dimenticato

La morte di un giocatore giovane è sempre una vera e propria tragedia nel mondo del calcio e la Serie A deve ancora fermarsi per piangere.

I lutti sono purtroppo una cosa normale e quotidiano nella vita, non ci si può fare niente ed è una triste e normale fase della vita, peccato che quando accadono a une ex giocatore della Serie A che ha spopolato anche all’estero, allora è normale che la tristezza coinvolga davvero tutti ed è per questo che al loro addio l’intera nazione dimentichi i colori che abbia vestito e ci si abbracci in una calorosa e triste stretta.

Lutto Serie A morte (Ansa Foto)
Lutto Serie A morte (Ansa Foto)

Ci sono delle squadre che riescono a entrare nella storia e nell’immaginario collettivo per senza vincere titoli e trofei, incantando per il proprio gioco dimostrandosi estremamente piacevoli da vedere e riuscendo in un certo modo a stravolgere completamente la percezione tra i tifosi di tutto il mondo.

La Colombia fino agli anni ’90 erano una delle nazionali sudamericane con il minor blasone tra tutte, dato che era stata in grado di partecipare solamente al Mondiale del 1962, ottenendo tra l’altro pessime figure e venendo eliminata subito al primo turno, per questo motivo non c’erano grosse aspettative di fronte all’Atletico Nacional che nel 1989 si apprestava ad affrontare il Milan nella finale di Coppa Intercontinentale.

Uno scontro tra Davide contro Golia, ma la squadra di Sacchi riuscì a vincere solamente all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare con una punizione di Chicco Evani, con i Verdi di Medellin che dimostrarono di essere molto preparati e di giocare un gran calcio, ecco allora che anche la nazionale in vista del Mondiale di Italia ’90 divenne incredibilmente quotata e venne messa sotto la lente d’ingrandimento.

Il girone con Germania Ovest, Jugoslavia ed Emirati Arabi Uniti non era per nulla facile, ma la vittoria contro gli asiatici permise di provare a giocarsi il ripescaggio grazie al terzo posto e dopo la sconfitta con i balcanici, tutto si sarebbe deciso a San Siro contro i teutonici e a tempo scaduto arrivò il pareggio qualificazione di Freddy Rincon.

Il ragazzo entrò così a far parte a tutti gli effetti della storia dei Cafeteros per un gol memorabile, dato che quella fu la prima volta nella quale la nazionale riuscì a passare la fase a gironi, impresa replicata solamente nel 2014 e nel 2018, prima di fermarsi agli ottavi di finale dal Camerun grande sorpresa dell’edizione.

La notizia della morte di Rincon ha sconvolto e non poco tutto il mondo calcistico che vedeva in lui uno dei grandi volti di quella squadra leggendaria, una di quelle che era stata in grado di entrare nella storia grazie a un calcio meraviglioso, ma purtroppo anche lui ha dovuto dire addio troppo presto alla vita terrena.

Il colombiano ha subito un gravissimo incidente stradale nei pressi di Calì, in Colombia, dove ha riportato delle ferite molto importanti che lo hanno portato a restare in terapia intensiva per tanti giorni e alla fine, purtroppo, non ce l’ha fatta dopo due giorni di pura agonia.

Freddy Rincon addio a soli 55 anni, il mondo piange la morte dell’ex Napoli

La morte di Rincon è stato un fulmine a ciel sereno, perché nessuno dovrebbe morire a soli 55 anni quando è ancora in piena salute, ma la vita, come sa regalare delle grandi gioie, sa essere davvero molto ingiusta e dolorosa.

Il colombiano aveva iniziato a essere devastante nel 1990 quando si guadagnò prima il passaggio all’America di Calì diventando così un titolare della nazionale colombiano ed entrando nella storia con quel gol alla Germania Ovest e nel mondo si iniziò a parlare sempre di più di questo centrocampista dal senso del gol.

Nel 1994 lasciò così la sua nazione per viaggiare verso San Paolo e vestire la maglia del Palmeiras, ma durò pochissimo perché in estate del 1994, dopo il Mondiale negli Stati Uniti, venne acquistato dal Napoli e in Azzurro ebbe diversi alti e bassi, ma nonostante questo in Campania è sempre stato amatissimo per quel modo di giocare e per il sorriso che non ha mai perso.

I partenopei avrebbero sicuramente voluto trattenerlo molto più di una singola stagione, ma quando a fine anno ti chiama il Real Madrid è davvero impossibile dire di no, perché i Blancos rimarranno per sempre la squadra più nobile e incantevole del mondo, ma in Spagna iniziò la sua fase calante.

Con gli spagnoli giocò poco e non trovò mai la via delle rete, così a fine anno tornò al Palmeiras, iniziando a girovagare per le varie squadre brasiliane, in particolar modo trovandosi molto bene nello Stato paulista, dato che scese in campo anche per il Corinthians prima e per il Santos poi.

Fuori dallo Stato giocò solamente a Belo Horizonte con il Cruzeiro, ma la sua carriera terminò nel 2004, dopo un lungo ritiro nel 2001, per giocare ancora sette partite proprio con i bianconeri del Timao e intraprendendo una breve carriera non troppo fortunata come allenatore.

Di Rincon ci si ricorderà sempre delle sue falcate sulla fascia e dei suoi grandi inserimenti che lo hanno reso uno dei centrocampisti più temibili anche in zona gol e i suoi sette gol al Napoli rimangono ancora oggi il suo record personale in un campionato fuori dalla Colombia ed è per questo motivo che il Maradona si è fermato per poter rendere omaggio a uno dei suoi grandi campioni che hanno giocato in anni difficili e poco sereni per i campani.

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