La Juve ha avuto tanti elementi nella sua storia recente che non sono stati in grado di fare il salto di qualità e Milos Krasic è tra questi.
Tantissime volte ci si affeziona a dei giocatori quasi senza saperne nemmeno il perché, forse perché ci ricordano vecchi campioni che vorremmo tornassero, o forse solamente perché in qualche riusciamo a immedesimarci in loro per qualche strana ragione, e alla fine il popolo juventino ha sempre voluto ricordare Milos Krasic come quella freccia imprendibile che aveva dimostrato di essere nella sua prima parte di avventura bianconera, prima di un triste oblio.
La Juventus è una squadra che nella sua storia ha avuto grandissimi momenti di gloria, con i bianconeri che hanno vinto molti titoli ed è logico che per farlo hanno dovuto avere in rosa dei giocatori di primissimo livello che nel corso del tempo si sono susseguiti portando sempre alto il nome della Zebra.
Da Omar Sivori a Michel Platini, da Roberto Baggio ad Alessandro Del Piero, fino ai più recenti Carlos Tevez e Paulo Dybala, giocatori che sono rimasti per sempre impressi nella storia del calcio italiano e che hanno potuto far sì che la Juventus continuasse a essere la squadra più vincente d’Italia.
Non tutti sono però così stati così bravi e fortunati da poter diventare delle colonne della Juve nel corso della propria carriera, nonostante siano riusciti a partire anche nel miglior modo possibile e uno di questi è stato senza ombra di dubbio Milos Krasic, un giocatore che appena arrivato aveva fatto scattare immediatamente il paragone con un mito assoluto della storia bianconera: Pavel Nedved.
Vuoi per lo stesso taglio di capelli color biondo, vuoi per il ruolo, dato che entrambi giocavano sulla fascia e vuoi per quella strapotenza in corsa erano in moltissimi a essere entusiasti del suo rendimento, anche perché il 2010 era stato a tutti gli effetti la sua stagione migliore in carriera.
Il serbo era infatti stato tra i grandi protagonisti della pazzesca cavalcata del Cska Mosca fino ai quarti di finale di Champions League, dimostrandosi uno dei migliori anche in occasione della doppia sfida contro l’Inter e anche al Mondiale aveva ben figurato soprattutto contro la Germania, anche se la sua Serbia alla fine uscì al primo turno.
Per questo motivo la Juventus aveva deciso di acquistarlo in quell’estate per poter far sì che la squadra avesse un giocatore dal talento straordinario e per sostituire proprio un giocatore come Nedved che si era ritirato nel 2009 e del quale i bianconeri erano rimasti completamente orfani la stagione seguente.
L’inizio di Krasic a Torino fu a dir poco sensazionale, disputando una serie di partite di altissimo livello ed entrando nella storia grazie soprattutto a quella magica cavalcata con gol a tempo scaduto in una sfida di dicembre interna contro la Lazio, tanto e che i tifosi lo ribattezzarono “La Furia Serba”, in onore proprio del paragone con Nedved.
Dalla Furia Serba al crollo personale: il disastroso post Juve di Milos Krasic
Dunque il 2010 stava andando nel miglior modo possibile, con la Juventus di Delneri che aveva trovato in Krasic un giocatore favoloso che aveva permesso, assieme all’altro acquisto Fabio Quagliarella, di volare stabilmente tra le prime del campionato, ma il napoletano si infortunò nell’ultima gara dell’anno a Verona e nulla fu più come prima.
Tornati in campo nel 2011 la Juve iniziò a inanellare una serie di risultati estremamente negativi, con Krasic che crollò nelle prestazioni e nel suo rendimento, con i bianconeri che terminarono così per il secondo anno consecutivo mestamente al settimo posto.
A questo punto la sensazione attorno a lui era di sfiducia totale, tanto è vero che a fine anno Krasic venne confermato quasi unicamente perché non si voleva vendere ancora una volta il pezzo pregiato del mercato bianconero dopo che l’anno precedente era stato fatto fuori dopo una sola stagione Diego.
Con Conte si poteva credere in una sua rinascita, anche perché il tecnico pugliese era intenzionato a giocare con il 4-4-2, modulo dunque che avrebbe permesso di proseguire il discorso intrapreso con Gigi Delneri nella stagione precedente, ma dopo un inizio ancora negativo venne definitivamente accantonato con il passaggio al 3-5-2.
In quel modulo tattico Krasic non poteva in alcun modo essere utile, tanto è vero che divenne memorabile la sua faccia attonita al termine di una ramanzina di Conte prima del suo ingresso in campo contro il Siena, ma alla fine fu proprio l’ex Bari a chiedere il suo addio.
Da allora la carriera di Krasic ha iniziato a precipitare, tanto è vero che fu solo il Fenerbahce a provare a dargli fiducia, ma in Turchia venne prestato ai piccoli corsi del Bastia per una stagione prima di far mestamente ritorno a Istanbul senza fortuna.
Nel 2015 venne addirittura acquistato dal piccolissimo Lechia Danzica, squadra polacco con la quale non riuscì a ottenere grandi risultati e, anche in questo caso dopo un buon inizio, cominciò a calare sempre di più nel rendimento e così nel 2018 decise di appendere le scarpette al chiodo a soli 34 anni.
È stata davvero triste la storia di Milos Krasic, perché aveva tutte le caratteristiche giuste per poter sfondare, ma probabilmente il suo gioco era unicamente dettato dalla straordinaria straripanza fisica che gli aveva permesso di essere all’altezza dei grandi campioni, ma svanito il momento d’oro finì anche il suo sogno di diventare un simbolo della Juventus.