La Juve di Max Allegri è stata davvero molto contestata di recente, ma vedendo ciò che sta accadendo forse il toscano non ha tutte le colpe.
In Italia si sa che siamo una nazione di 65 milioni di allenatori e di commissari tecnici e per questo motivo è davvero incredibile notare come l’obbiettivo massimo sia sempre quello di attaccare i tecnici di turno per poter sentirsi superiori spiegando come la soluzione sia chiara e lampante, con Massimiliano Allegri che è stato preso di mira in moltissime occasioni, ma alla fine forse aveva ragione lui.
La Juventus non è sicuramente stata la regina assoluta del calcio italiano e internazionale in queste ultime due stagioni, per questo motivo sono state rivolte tantissime critiche a Madama per una gestione che probabilmente avrebbe potuto essere diversa e più attenta, con la sola qualificazione in Champions League come obbiettivo che è davvero deludente.
I bianconeri speravano in tutti i modi di poter tornare al vertice in campionato con Max Allegri in panchina, dopo due annate abbastanza travagliate e complicate con Maurizio Sarri e Andrea Pirlo, ma i limiti della squadra sono stati davvero chiari ed evidenti a tutti e solo un grande lavoro dell’ex Milan e Cagliari ha permesso di limitare in qualche modo i danni.
Le accuse più feroci sono state rivolte in seguito all’eliminazione in Champions League contro il Villarreal, con il popolo bianconero che non voleva davvero darsi pace e trovare una motivazione per poter spiegare ciò che era successo, con il toscano che divenne il principale accusato della sconfitta dato che la squadra non era stata in grado di superare il Catenaccio del Sottomarino.
Non appena uscì il sorteggio tra gli spagnoli e il Bayern Monaco erano in tantissimi a essere esplosi pontificando come i tedeschi sicuramente avrebbero asfaltato gli iberici ottenendo una comodissima qualificazione al turno successivo, peccato che la storia si sia divertita a mischiare un po’ le carte in tavola.
Gli iberici infatti hanno vinto con merito la sfida d’andata al Madrigal per 1-0 e all’Allianz Arena sono stati bravissimi a mantenere la lucidità e la tranquillità per tutta la partita, non preoccupandosi troppo dello svantaggio subito dal destro del solito Robert Lewandowski e trovando nel finale il pareggio con Chukwueze.
Dunque il Villarreal elimina un’altra vittima illustre, dopo l’Atalanta al girone e la Juventus agli ottavi di finale, anche il grande Bayern Monaco crolla sotto la perfetta disposizione tattica di Emery che permette agli spagnoli di ottenere una qualificazione alla semifinale che mancava dalla bellezza di ben 16 anni.
Allora probabilmente non si è trattato unicamente di un crollo verticale del calcio italiano, che sicuramente non sta attraversando il suo momento migliore, ma forse è il caso di iniziare a ragionare un po’ più lucidamente, mettendo sempre in considerazione come non si possa in alcun modo credere che in Champions esistano squadre materasso.
Il flop del modello tedesco: anche il Bayern fuori dalla Champions League
Per molti anni ci siamo letteralmente tirati la zappa sui piedi cercando di “imitare il modello tedesco” e non si è mai ben capito perché dato che in questo momento il Ranking Uefa, che si basa su risultati e statistiche oggettive, mette la Serie A davanti alla Bundesliga, quindi perché ci si dovrebbe ispirare un campionato meno competitivo.
Si è buttato tantissimo fumo negli occhi nel corso degli anni, pensando che la Germania fosse una sorta di El Dorado, ovvero una terra dove tutto era possibile e ogni cosa poteva essere realizzata perché i vivai sfornano giovani di talento e perché i bilanci sono floridi, ma allora perché in Europa questo tracollo?
Partiamo già con il dire che il Bayern Monaco non segue pienamente questi principi, o per meglio dire li segue in parte, perché è vero che il bilancio è sicuramente il migliore tra le grandi del calcio europeo, ma in quanto a giovani lanciati sono stati davvero pochi in questi ultimi anni, con il vecchio Thomas Muller e il giovane Musiala che sono gli unici possibili titolari usciti dal vivaio Roten.
Anche un giocatore come Kimmich, che è sempre stato accostato ai bavaresi, in realtà è cresciuto a Lipsia e il salto di qualità in prima squadra lo ha fatto a Stoccarda per poi fare la fine di tutti i grandi talenti del calcio teutonico, ovvero una comoda trattativa lampo verso l’Allianz Arena.
La Bundesliga infatti di fatto punta tutto su di una squadra sola, dunque non c’è di che sorprendersi se alla fine dei gironi sono i bavaresi passano il girone, con un Borussia Dortmund capace di essere eliminato all’interno di un raggruppamento ridicolo con Ajax, Besiktas e Sporting Lisbona e con il Wolfsburg che non fa molto meglio con Siviglia, Salisburgo e Lille.
Il calcio italiano deve tornare a produrre denaro, a essere vendibile al grande pubblico, perché che piaccia o no in questo momento Inghilterra e Spagna hanno una disponibilità economica tale da poter arrivare senza problemi anche a giovani speranze e a possibili grandi campioni del futuro.
La Juventus può spendere 75 milioni per Vlahovic, ma ne deve incassare 70 da Kulusevski e Bentancur, mentre in estate deve fare i salti mortali per arrivare al prestito di Locatelli, mentre un Villarreal può spendere senza colpo ferire 15 milioni per Foyth e 25 per Danjuma, senza dover vendere praticamente nessuno, se non Miguelon all’Espanyol per 500mila euro e Funes Mori all’Al Nassr per 2,5 milioni.
Il calcio italiano deve guardare in avanti, deve guardare a Inghilterra e Spagna, non pensare a Germania e Francia che non sono vagamente dei modelli attuabili perché alla fine non sono vincenti.