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Tanti auguri a Marcello Lippi: è lui il più grande allenatore di sempre della Juventus?

La Juve ha avuto tanti allenatori di primo livello, ma forse nessuno è entrato nella storia come ha fatto Marcello Lippi, l’uomo del mito.

Le squadre di straordinario blasone internazionale come la Juventus hanno sempre cercato di avere a disposizione degli allenatori che permettesse loro di far fare il grande salto di qualità a delle rose che sono quasi sempre state di altissimo livello, ma forse nessuno è mai riuscito a lasciare un’impronta così importante come Marcello Lippi, un vero e proprio genio della panchina.

Marcello Lippi Juventus (LaPresse)

Qualsiasi tifoso italiano, bianconero o no, quando sente pronunciare il nome di Marcello Lippi viene istantaneamente colpito da un brivido lungo tutto il corpo, perché è impossibile non associare il suo nome al Mondiale vinto dall’Italia nell’estate del 2006, la più pazza e assurda della storia del nostro calcio.

Il tecnico di Viareggio fu a dir poco sensazionale in quell’occasione perché fu bravissimo nell’isolare il gruppo da tutto quello che stava accadendo con la Magistratura in Italia, perché in pochi si ricordano ma stampa e moltissimi tifosi avevano chiesto la testa di Buffon e Cannavaro in seguito a certe intercettazioni.

Lippi però mantenne il sangue freddo e fece sì che la squadra potesse rimanere concentrata fino alla fine, disputando un grandissimo torneo che si concluse in maniera trionfale con il rigore di Fabio Grosso all’Olympiastadion di Berlino che permise di battere la Francia dell’uomo dell’oroscopo Raymond Domenech.

Un momento però, abbiamo iniziato dalla fine di questa storia favolosa, allora cerchiamo un attimo di tornare indietro, riavvolgere il nastro dei ricordi e cercare di ricordare anche altri momenti del Lippi allenatore, in particolar modo quelli in cui ha potuto rendere ancora più nobile il nome della Juventus.

Partiamo dunque dall’inizio, ovvero dall’estate del 1994, anno in cui la dirigenza decise di affidare la panchina a questo giovane tecnico che da qualche anno si stava ben comportando nel grande calcio grazie alle ottime stagioni in Serie A prima con l’Atalanta e poi con il Napoli.

Dopo un solo anno all’ombra del Vesuvio venne portato a Torino, con la nuova dirigenza formato dalla “Triade” Moggi, Giraudo e Bettega che voleva ripartire da un volto fresco e nuovo, dopo il ritorno agrodolce di Giovanni Trapattoni in panchina, con il tecnico meneghino che aveva ottenuto una grande Coppa Uefa nel 1993 ma che aveva dovuto masticare amaro in campionato per tre anni.

La ripartenza fu dunque targata Marcello Lippi, anche se in realtà quasi nessuno pensava a uno Scudetto già al primo anno, perché è vero che i bianconeri erano giunti secondi dietro al Milan in campionato con il Diavolo che aveva dato già segni di cedimento, ma i cambiamenti erano stati importanti.

Lippi riuscì però fin da subito a portare la mentalità da vincente all’interno della Juventus, con la squadra che iniziò a frantumare gli avversari e ottenendo uno straordinario successo al Delle Alpi proprio contro i rossoneri grazie a una splendida torsione di testa di Roberto Baggio.

Ecco lì, proprio lui, quel Divin Codino che poi non ebbe mai bei rapporti con il tecnico viareggino, ma solamente una volta che i due si incontrarono all’Inter, perché il Pallone d’oro 1993 non scese in campo in quella stagione solamente durante il periodo in cui fu infortunato e sfortuna per lui uscì tutto l’immenso talento di Alex Del Piero.

Lo Scudetto arrivò con largo anticipo, con alla terz’ultima di campionato grazie a uno scintillante 4-0 casalingo contro il Parma e finalmente, dopo un incredibile digiuno durato ben 9 anni, il più lungo di sempre del dopo Guerra, i bianconeri tornarono a vincere il titolo.

La Juventus in cima all’Europa: il capolavoro di Lippi

La Juventus però non voleva fermarsi ai soli confini italiani, così Lippi non ci pensò due volte e cercò fin da subito di portare la squadra al successo in campo internazionale e la Champions League del 1995-96 fu una cavalcata a dir poco trionfale e meravigliosa.

I bianconeri disputarono alcune partite eccezionali, una delle quali nel quarto di finale di Torino contro il Real Madrid, partita nella quale la Signora riuscì a ribaltare la sconfitta del Bernabeu per 2-0, con un magico Alex Del Piero che pennellò una delle sue punizioni perfetta per la rete del vantaggio.

L’apice arrivò pochi mesi dopo a Roma, nella finale contro l’Ajax con Madama che dominò i campioni in carica con una partita maestosa, con l’unica pecca dettata dalla poca precisione sotto porta e dall’errore di Peruzzi che regalò l’1-1 e il passaggio ai calci di rigore, con i torinesi che furono perfetti.

Lippi aveva creato una macchina assoluta perfetta e solo la sorte impedì a quella squadra leggendaria di poter aprire un ciclo dominante in giro per l’Europa, con il 1997 e il 1998 che furono molto amari vedendo in che modo arrivarono le due sconfitte all’ultimo atto contro Borussia Dortmund e Real Madrid.

Il tecnico toscano se ne andò un anno dopo, dato che aveva perso lo spogliatoio, ma dopo due anni con Carlo Ancelotti tornò per essere ancora grandioso, vincendo altri due Scudetti, il più memorabile il 5 maggio con quella pazza rimonta sull’Inter e disputando un’altra finale di Champions, purtroppo ancora persa contro il Milan.

La Juventus ha avuto solo quattro allenatori capaci di portare Madama in finali della massima competizione europea, ovvero Vycpalek, Trapattoni, Allegri e appunto Lippi.

Il ceco chiuse la carriera in bianconero con due Scudetti e una finale di Coppa, il Trap fu in chiaroscuro nella sua seconda esperienza a Torino, pur vincendo tutti i titoli europei nella sua esperienza a Torino e Max Allegri è stato in grado di raggiungere traguardi forse insperati alla vigilia, ma nessuno hai incarnato lo spirito di Marcello Lippi.

Lui era la Juventus a 360°, lui era quello che il popolo juventino voleva, lui era colui che ha sempre messo la voglia di vincere e di trionfare sopra a tutto, ottenendolo grazie alla forza e al bel gioco e alla fine gli si può perdonare anche quella breve parentesi all’Inter perché nessuno è mai stato grande come Marcello Lippi.

di
Francesco Domenighini

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