Quanto costa la disfatta dell’Italia di Mancini? Cifre drammatiche

Per la seconda volta consecutiva l’Italia è fuori dai Mondiali e si tratta di un vero e proprio crollo che nessuno poteva immaginarsi.

L’impossibile è tristemente diventato realtà, il crollo è stato chiaro e lampante, tanto da far sembrare quello di quattro anni fa contro la Svezia quasi un semplice inciampo di fronte a un fallimento che sa di sconfitta di tutta una nazione e di un progetto che si è bruscamente e drammaticamente interrotto dopo la vittoria dell’Europeo.

Si tratta così della fine di quello che poteva essere l’inizio di un ciclo fantastico e favoloso, per questo motivo l’Italia deve già iniziare a pensare al proprio futuro e all’ennesima ripartenza, con o senza Roberto Mancini, ma intanto le conseguenze sono fin da subito davvero pesantissime anche dal punto di vista economico.

Italia Macedonia del Nord (Ansa Foto)
Italia Macedonia del Nord (Ansa Foto)

Dopo un’eliminazione di tale portata è davvero molto difficile trovare le parole giuste per poter dare un senso a questo disastroso epilogo di una partita che doveva essere il riscatto di una Nazionale che solo pochi mesi fa festeggiava il titolo di campione d’Europa e che ora è invece ancora costretta a leccarsi le ferite.

Nessuno poteva dare immaginarlo, ma per il secondo Mondiale consecutivo l’Italia non prenderà parte alla più importante competizione di calcio e questa è davvero una di quelle notizie che è stata in grado di gettare tutti nello sconforto.

Non c’è una motivazione per quello che è successo, non si può pensare di buttare via tutto e ripartire da zero, perché altrimenti non avremmo vinto l’Europeo, ma forse è il caso di cambiare qualcosa, tornare a togliere gli intoccabili, riportare la Nazionale al centro del progetto calcio in Italia e zittire i club che non hanno minimamente mostrato aiuto verso gli Azzurri non accettando di rinviare la giornata di campionato per venire incontro alle esigenze della Nazionale.

Si ripartirà, ma come? Questo è il vero punto di domanda di una Federazione che non ha idea in questo momento di cose fare, probabilmente andrà via Mancini e a questo punto sembra l’unica possibilità per allontanare le varie certezze e i vari intoccabili che purtroppo sono arrivati dopo il successo continentale.

Ecco un po’ cosa si è perso, il senso straordinario della meritocrazia che aveva portato il Mancio all’inizio della sua avventura e che aveva unito ancora di più gli italiani, mettendo in mostra una squadra che piaceva, giocava bene e divertiva, ma purtroppo la mancanza di voglia di cambiare un undici rodato è stata la fine.

La Federazione inoltre dovrà andare incontro a un disastro dal punto di vista economico, saranno infatti ben 100 i milioni che non entreranno nelle casse derivanti dai diritti televisivi e dai vari sponsor, situazione che fa sì che si tratti assolutamente di un fallimento su tutta la linea e che rende ancora più difficile la risalita.

Non sarà facile, ma la generazione è sicuramente di quelle importanti, non nascondiamoci dietro a un dito e non pensiamo che sia tutto da buttare, perché la squadra c’è e il futuro sarà sicuramente Azzurro, anche se tra novembre e dicembre, dovremo convivere con le grigi giornate di fine autunno senza campionato e senza Nazionale, un disastro vero e proprio.

Perché tenere Mancini e perché cambiare guida tecnica

Partiamo dal presupposto che in questi giorni nessuno dovrebbe prendere nessuna decisione, perché non si può in alcun modo essere lucidi e capire pienamente quello che è successo in questi ultimi mesi, partendo dai due rigori di Jorginho falliti contro la Svizzera, al deprimente 0-0 di Belfast, fino al crollo di ieri sera contro la Macedonia del Nord.

In questo momento sono percorribili entrambe le vie, quella della conferma di un tecnico che è riuscito nello stesso tempo a realizzare una delle più grandi imprese di sempre della storia del calcio italiano, vincendo un Europeo assolutamente inatteso e che arrivava dopo ben 53 anni, e allo stesso tempo ha portato con sé la peggior delusione di sempre, di gran lunga superiore rispetto al 2017.

La conferma del tecnico sarebbe interessante per il fatto che il Mancio ha già dimostrato di saper risollevare l’Italia dalle ceneri sportive, una situazione che lo ha portato per sempre nell’Olimpo del calcio azzurro e non dobbiamo nemmeno dimenticare che anche il Vecio Bearzot fu protagonista di una delle pagine peggiori della storia italiana, con un girone di qualificazione per gli Europei del 1984 chiuso mestamente al quarto posto, dietro a Romania, Svezia e Cecoslovacchia e con solo una vittoria su Cipro in tutto il girone.

Bearzot rimase in sella alla panchina della Nazionale, ma effettivamente il ricambio generazionale in vista del Mondiale in Messico fu davvero minimo e per questo motivo è normale capire come forse sia il caso di cambiare guida tecnica.

La presenza di un Barella in chiaro debito d’ossigeno già da diversi mesi con l’Inter, la titolarità acquisita per diritto divino di un Insigne che ha già la testa ai dollari di Toronto, quindi un giocatore totalmente inutile ai fini del Mondiale a novembre, dato che il piccolo scugnizzo avrebbe già da mesi smesso di giocare in un campionato degno di questo nome da mesi, ha fatto sì che la Nazionale avesse perso la meritocrazia che era sempre stata la sua forza.

Ripartire, si ma da chi? Perché in questo momento è facile dire addio a Mancini, ma chi può entrare, chi può essere il suo sostituto perché a oggi sappiamo solo che gran parte della vecchia guardia verrà messa ai margini, tante grazie dunque ai vari Chiellini, Bonucci, ma anche a Insigne, Florenzi e Immobile, è ora di guardare in avanti senza isterismi e sapendo che non si possono buttare all’aria questi quattro anni e, prima o poi, il cielo Mondiale tornerà a colorarsi di Azzurro.

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