L’Italia, per la seconda volta consecutiva, non si qualifica al mondiale; un disastro sportivo con Mancini finito sotto accusa.
Una serata horror, da incubo, anche più brutta di quella del 2017 quando il ciclo Ventura si chiuse nel peggiore dei modi, con la mancata qualificazione al mondiale per mano della Svezia. L’Italia perde con la Macedonia del Nord e, anche nel 2022, non giocherà i mondiali; il Qatar sarà senza i campioni d’Europa e il sentimento attuale è un misto di rabbia e delusione. Rispetto a quattro anni fa ti presentavi allo spareggio come campione d’Europa ma, bisogna dirlo, i ragazzi di Mancini non sarebbero dovuti arrivare a questo punto. In attesa del futuro, il tecnico è finito inevitabilmente sotto accusa.
I rigori contro la Svizzera (sbagliati, da Jorginho sia all’andata che al ritorno) pesano come un macigno nella mancata qualificazione al prossimo mondiale dell’Italia; la responsabilità, però, non può essere di un solo giocatore. Ieri hanno fallito tutti e il fatto di essere campioni d’Europa in carica rende la sconfitta ancora più difficile da accettare. Sul banco degli imputati è finito anche Roberto Mancini, il principale artefice della cavalcata verso il successo di Wembley.
Gli errori commessi dal tecnico sono stati, purtroppo, tanti: la tribuna di Belotti e Zaniolo, i cambi con la sostituzione di Immobile per Pellegrini. Ciò che, però, si rimprovera a Mancini è la non convocazione di Balotelli. Parlare dopo è facile ma è altrettanto semplice evidenziare un problema, offensivo, che la nazionale si porta avanti da troppo tempo.
Pensare che con Balotelli sarebbe andata diversamente è, probabilmente, poco realistico considerando anche il rendimento (non proprio eccelso) dell’ex attaccante azzurro; si può, però, affermare come il centravanti avrebbe aumentato la qualità in un reparto dove, incredibilmente, la nazionale non riesce ad esprimere tutto il suo potenziale.
Il giorno dopo fa ancora più male; l’Italia non sarà al mondiale e dovrà aspettare dodici anni (a meno di un terzo clamoroso flop) per giocare in una competizione dove l’ultima partita è stata, nel 2014, contro l’Uruguay.
Ripartire ora è difficile perché la sensazione è di una nazionale che, con la vittoria dell’europeo, ha messo un meraviglioso tappeto sotto una collina di polvere. Serve un profondo cambiamento del calcio italiano a partire dal settore giovanile fino ad arrivare al numero di squadre che militano in Serie A.
Dopo la mancata qualificazione del 2018 gran parte della responsabilità è stata affidata a Mancini, oggi non è possibile. La volontà (considerando anche un progetto non alla sua conclusione come poteva essere quello di Ventura) è quella di ripartire con il tecnico artefice di Wembley ma la sensazione è quella di un allenatore vicino alle dimissioni.
La delusione è troppo forte e qualora Mancini dovesse realmente andare via le strade non sono molte; l’indiscrezione vuole la coppia Cannavaro-Lippi sulla panchina della nazionale azzurra. Una scelta che, ad oggi, appare rischiosa considerando anche come è andata l’avventura di Lippi nel 2010.
Possibile anche un sondaggio per Ancelotti in caso di addio, a fine stagione, dal Real Madrid. Ipotesi nel tentativo di dimenticare, il prima possibile, la delusione subita a Palermo con la Macedonia del Nord; l’Italia non andrà in Qatar e, da campioni d’Europa, nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
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