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Ramsey nella storia della Juventus: entra negli annali ma nessuno lo sa

La storia tra la Juve e Aaron Ramsey non è stata certamente delle migliori, ma il gallese ha comunque trovato il modo di entrare nella storia.

La Juventus nell’estate del 2019 decise di acquistare a parametro zero le prestazioni del gallese Aaron Ramsey, giocatore che nella sua carriera aveva dimostrato sicuramente grandi qualità, ma troppo spesso era stato fermato da una serie di infortuni che ne avevano impedito la totale crescita e il totale approdo tra i grandi assoluti del calcio mondiale.

Il britannico è stato uno di quei giocatori dotati di classe superiore rispetto alla media, ma purtroppo a Torino ha fatto vedere solamente in pochissime circostanze il proprio valore e per questo nessuno ha poi pianto più di tanto quando è stato ceduto a gennaio ai Rangers, ma nel suo periodo bianconero ha comunque potuto scrivere una parte importante della storia di Madama.

Aaron Ramsey Juventus (LaPresse)

I giocatori che nel corso degli anni hanno vestito la maglia della Juventus sono stati decisamente tanti, ma non tutti hanno potuto trovare il modo di segnare in maniera netta e chiara il proprio nome al glorioso marchio della Signora e infatti sono state moltissime le meteore che non sono riuscite a spiccare il volo.

Quando la Juve acquisto nell’estate del 2019 Aaron Ramsey erano moltissime le speranze nei suoi confronti e infatti vederlo così tristemente fallire dalle parti dell’Allianz è stato davvero molto triste e doloroso, ma non vi è dubbio alcuno che il giocatore fosse a disposizione di tutte le capacità per poter sfondare.

L’acquisto a suo tempo sembrava essere infatti molto positivo sulla carta ed erano in molti a scommettere che la sua storia avrebbe potuto essere molto più simile a quella del gallese John Charles piuttosto che a quella di Ian Rush, chiaramente con ruoli diversi perché entrambi furono dei veri centravanti.

Ramsey rimase per la maggior parte del tempo in infermeria e in campo non si riuscì mai pienamente a trovargli una collocazione tattica e per questo motivo è stato ceduto senza rimpianti eppure l’8 marzo 2020 riuscì a entrare nella storia.

Il Covid era ormai diventato tristemente parte delle nostre vite e la paura aveva attanagliato la maggior parte delle persone, dato che nella sera del 7 marzo era scattato ufficialmente il lockdown in diverse zone d’Italia, prima di diventare nazionale dal 9.

La Serie A aveva già subito molte defezioni e rinvii e così si decise che quello sarebbe stato l’ultimo weekend prima di una sosta a tempo indeterminato e quella sera si giocava addirittura il derby d’Italia.

Si giocò davvero in un clima surreale e incredibile, con le due squadre bloccate e che non riuscirono a esprimere il proprio grande potenziale e a inizio ripresa fu proprio Aaron Ramsey a sbloccare il risultato ribadendo in rete una corta respinta della difesa interista.

Fu la rete che diede il là al trionfo bianconero completato dalla perla di Paulo Dybala e con un bel 2-0, i ragazzi di Sarri mantennero il primo posto e quella vittoria si sarebbe rivelata decisiva per la vittoria del nono Scudetto consecutivo.

Aaron Ramsey e la maledizione dei suoi gol

Il nome di Aaron Ramsey non è però solamente legato al campo, ma anche tristemente a una credenza popolare, nata ai tempi dell’Arsenal, che lo vedeva “far morire” personaggi famosi ogni qualvolta segnasse una rete.

Non si capì mai perché fosse partita questa credenza, anche perché il gallese segnò diversi gol con i Gunners e logicamente non sono sempre morti il giorno dopo personaggi famosi e soprattutto non stiamo parlando di un giocatore che segni poco.

Indubbiamente i suoi continui infortuni che ne hanno limitato il rendimento anche a Londra hanno fatto sì che spesso rimanesse fuori e non avesse così grande continuità di rendimento, ma è davvero incredibile come la gente abbia deciso di dare vita a questa assurda e psicotica credenza.

Ramsey ha più volte dichiarato di aver sofferto moltissimo per questa situazione ed effettivamente nessuno è mai contento di passare per iettatore e portatore di morte e questo dimostra come sciocchezze come la superstizione e la cabala, facciano tristemente parte di tutto il pianeta, anche di una nazione del Nord come l’Inghilterra.

A Torino non avrà “Fatto morire” nessuno, però non vi è dubbio alcuno sul fatto che nel suo passaggio in bianconero si sia dimostrato uno di quei giocatori che non sono riusciti a lasciare il segno, anche se una rete contro i rivali di sempre dell’Inter permette a suo modo di  guadagnarsi la gloria eterna.

di
Francesco Domenighini

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