Nel mondo attuale uno dei più grande mali sono senza dubbio le accuse omofobe e certi epiteti che ancora oggi vengono usati con facilità.
Il mondo di oggi ha sicuramente fatto passi da gigante rispetto al passato, dimostrandosi molto più aperto e tollerante, ma purtroppo ci sono ancora tante persone che l’omosessualità sia una mancanza, quasi una malattia o comunque qualcosa della quale ci si debba profondamente vergognare.
Succede così che in tanti casi capitino ancora delle triste e scioccanti frasi che hanno veramente il sapore della sconfitta per la crescita culturale che si è fatta e nel calcio la questione è ancora un tabù con le esternazioni omofobe che fanno purtroppo parte di questo mondo da migliorare.
La società civile ha fatto passi da giganti negli ultimi anni per quanto riguarda l’integrazione e la voglia di aprirsi alle minoranze etniche e sessuali, in modo tale che tutti possano sentirsi liberi di poter essere sé stessi e di poter esprimere senza problemi la propria personalità.
L’omosessualità è una tematica che è stata davvero troppo spesso demonizzata in passato e questa brutta abitudine e preconcetto che hanno avuto nelle generazioni passate è ancora molto difficile da estirpare.
Essere gay non è un male, non è una colpa e non è una malattia, l’essere omosessuali è semplicemente una caratteristica, probabilmente dalla nascita o che viene sviluppata nel corso degli anni, ma rientra senza ombra di dubbio nelle grandi libertà dell’uomo.
Per questo motivo sono vergognosi e insensati qualsiasi possibile attacco di tipo omofobo e purtroppo nel mondo del calcio sono ancora tantissimi i giocatori che non riescono a fare coming out per paura delle ritorsioni in campo e probabilmente anche da un punto di vista contrattuale.
Succede così che ancora oggi le parole più volgari per apostrofare le persone omosessuali vengano utilizzate a tutti gli effetti come degli insulti, come se essere gay fosse un qualcosa di cui vergognarsi ed è cio che successe in occasione di un Reggina-Juventus di qualche anno fa.
Si giocava di sabato sera e alla fine sarebbero stati a sorpresa i calabresi a vincere per 2-1 in una partita che entrò nella storia per le tante polemiche e per la chiusura, vera o presunta tale, di Paparesta nel suo stanzino.
Oltre a queste già tristi vicende se ne aggiunse un’altra con il portiere Salvatore Soviero che provocò Alessandro Del Piero facendogli il gesto dell’orecchio, simbolo chiaro e noto a tutti, aggiungendo che fosse “Ri*****ne“.
La vicenda si concluse in pane e acqua con una forte presa di posizione della Lega Calcio, ma che non portò a nessuna squalifica, considerando anche il fatto che il portiere era appena rientrato da una lunghissima squalifica.
Salvatore Soviero, quel carattere che ne ha sempre limitato la carriera
Di Salvatore Soviero si potrebbe parlare senza dubbio bene per quanto riguarda il ruolo di portiere, dimostrandosi sempre un numero uno affidabile in Serie B e che in provincia riuscì sempre a ben figurare nonostante un fisico molto robusto.
A sentirlo parlare nelle interviste e negli studi televisivi è sempre sembrata una persona pacata e addirittura dai modi gentili, ma ogni qualvolta entrava in campo sembrava diventare posseduto e la sua personalità cambiava completamente.
Soviero infatti è stato protagonista di una serie incredibile di insulti ad arbitri e avversari, tanto che ancora oggi è famosissimo e visto in tantissime occasioni un video nel quale, durante un Brescia-Genoa, insulta senza sosta il guardalinee per aver assegnato un calcio d’angolo.
Il momento più incredibile della carriera fu però in occasione di una gara tra Venezia e Messina quando si macchiò di aver dato luogo a una rissa senza fine, picchiando indistintamente una serie di persone dello staff tecnico siciliano.
La squalifica fu esemplare, ben cinque mesi lontano dai campi al termine di una delle sue stagioni migliori che lo aveva portato dalla Laguna alla Reggina in Serie A, ma al suo rientro ecco che il carattere lo tradisce ancora con quel gesto contro Del Piero.
È stato un grande peccato perché aveva tutte le qualità e le potenzialità per poter continuare la propria carriera in Serie A e dimostrandosi a tutti gli effetti come un numero uno affidabile qual era, ma purtroppo di lui ci si ricorda solo delle bizze e degli eccessi che ne hanno davvero limitato l’ascesa.