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Vlahovic come Baggio? Hanno una cosa in comune

Vlahovic è il grande atteso nella serata di Coppa Italia contro la Fiorentina e la speranza è che possa fare meglio di chi lo ha preceduto.

La sfida tra Juventus e Fiorentina è una di quelle che è sempre stata circondata da uno strano alone di magia e di splendore, con la rivalità tra bianconeri e gigliati che non è mai andata a scemare nel corso del tempo e che anzi è diventata sempre più sentita.

Vlahovic Baggio (Collage)

Il tutto iniziò nel lontano 1982, anno in cui i viola di Giancarlo Antognoni andarono davvero a un passo dalla vittoria del terzo Scudetto della loro storia, ma a detta loro, a Cagliari gli venne annullato il gol dello spareggio e da quel momento tutto cambiò ed è per questo motivo che il passaggio di Vlahovic in bianconero è stato visto come un vero e proprio tradimento.

Quando si pensa alla sfida tra Fiorentina e Juventus è normale dover riavvolgere il nastro dei ricordi e riportare alla memoria tutta una serie di partite leggendarie che hanno fatto sì che la partita diventasse una vera e propria classica del calcio italiano che non vede l’ora di poter godere di questa grande sfida.

Bianconeri e viola sono rivali storici, fin da quando si giocarono lo Scudetto del 1982, ma probabilmente si può tornare ancora più indietro nel tempo, addirittura prima della nascita del calcio quando Torino e Firenze furono le due prime Capitali d’Italia prima di lasciare il passo a Roma.

Sarebbero davvero tantissimi gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato questa sensazionale sfida, ma quella che più di tutti ha fatto sì che questa gara diventasse davvero elettrica fu quando nel 1990 la Fiorentina cedette Roberto Baggio alla Juventus.

In quelle giornate a Firenze si scatenò una vera e proprio rivolta, con la gente scesa in piazza per protestare contro quella decisione che veniva vista come un vero e proprio tradimento della società nei confronti della tifoseria e lo stesso Divin Codino si trovò in una situazione spiacevole.

Il campione di Caldogno ha sempre spiegato come non avrebbe mai voluto andarsene dalla Toscana e per questo motivo la trovò come una costrizione da parte del suo procuratore Antonio Caliendo e delle due dirigenze, ma alla fine il passaggio venne completato.

La grande attesa era dunque per il primo Fiorentina-Juventus della stagione 1990-91 e ironia della sorte, ai bianconeri venne concesso un calcio di rigore e Roby non si presentò sul dischetto, scelta considerata assurda dato che era lui lo specialista e De Agostini si fece parare la conclusione.

In molti ritennero che il Codino non avesse avuto il coraggio di voler segnare alla sua ex squadra e il popolo bianconero insorse contro di lui quando poco dopo, sostituito da Maifredi, andò in panchina solamente dopo aver raccolto una sciarpa della Fiorentina, un gesto che non fu mai pienamente perdonato.

Roby Baggio, dal rigore sbagliate alle rinascite con la Fiorentina

Fu l’unica partita nella quale ci fu grande polemica attorno alla figura del Codino, perché già dalla stagione seguente non ebbe più problemi a giocare e a segnare al Franchi e contro la Fiorentina da avversario si è legato in modo indissolubile con la maglia del Brescia.

Nel suo primo anno con le Rondinelle non stava riuscendo a giocare come da copione e dopo una lunga pausa per infortunio tornò solo nel girone di ritorno proprio contro la Fiorentina e con due gol capolavoro si sbloccò definitivamente con la Leonessa, trascinando i suoi a un memorabile ottavo posto che ancora oggi è il miglior piazzamento di sempre in Serie A.

Non fu solo quella giornata a renderlo iconico nel cuore dei tifosi del Brescia, perché dopo l’ennesimo drammatico infortunio della carriera, il Codino decise di affrettare i tempi del rientro per provare a strappare una storica e impossibile convocazioni per i Mondiali di Corea del Sud e Giappone e per farlo entrò per le ultime tre giornate di campionato.

La prima era proprio contro la Fiorentina e a Brescia segnò una doppietta storica che permise ai ragazzi di Mazzone di vincere 3-0 e ottenere una grandiosa salvezza e a quel punto la chiamata sarebbe stata d’obbligo.

Rimase a casa e forse gli dei del pallone si vendicarono con Trapattoni e con gli Azzurri sotto forma del disastroso arbitro Byron Moreno, perché è davvero un delitto non regalare al mondo del calcio un fenomeno come Roberto Baggio.

di
Francesco Domenighini

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