La Coppa Italia è pronta a cambiare ancora una volta il proprio sistema e i tifosi si schierano contro le idee che continuano a non piacere.
Per anni si è sempre parlato dell’utilità e dell’interesse che ci fosse attorno alla Coppa Italia e dopo una serie di anni dove il trofeo non solo era considerato inutile, ma anche dannoso, ci si è ritrovati a vivere da diversi anni una serie di critiche contro il trofeo spesso dettate dalla voglia di dire la propria senza realmente sapere di cosa si stesse parlando.
È ufficiale e dalla prossima stagione anche la Coppa Italia si adeguerà alla Champions League e alle nuove normative dell’Uefa con l’esclusione della regola dei gol in trasferta, in modo tale che in caso di stesso numero di gol si andrà comunque ai supplementari.
Scelta saggia, inutile ormai incaponirsi con questa regola che, probabilmente aveva un suo fondamento, ma che ormai era stata considerata obsoleta e superata.
Nemmeno in questo caso però c’è pace per il secondo trofeo più importante d’Italia e onestamente ci si è anche un po’ stancati di sentire critiche a prescindere senza che queste vengano sostenute da delle tesi degne di nota e meritevoli di essere ascoltate.
Si parla sempre, giustamente, che si stanno giocando davvero tante partite mettendo così gli atleti in condizione di infortunarsi molto spesso e quindi sorge spontanea la domanda di come potrebbe essere vagamente interessante l’idea di ampliare il formato della Coppa Italia portando le prime otto del campionato a giocare contro squadre di D o di C.
Proviamo a pensare a squadre come Juventus, Inter, Milan, Roma o Napoli costrette a fare centinaia di chilometri, magari prima di uno scontro diretto perché c’è la Coppa Italia a Siracusa o a Bolzano o ad Aosta.
Nessuno impedisce a queste realtà di costruire una società forte, seria e competente e scalare le classifiche arrivando in Serie A, come sono state in grado di fare negli anni piccole città come Frosinone o Crotone o addirittura dei paesi come Sassuolo, Carpi ed Empoli fino ad arrivare al quartiere di Chievo.
È il caso davvero di smettere con critiche poco costruttive e di poco senso e, a mio avviso, la soluzione migliore per il futuro della Coppa Italia è il modello della A1 di basket.
Coppa Italia di calcio con il modello del basket, ecco come rilanciare il trofeo
Maurizio Sarri ha parlato di Coppa Italia come torneo antidemocratico e probabilmente non si rende conto che basta essere una squadra di A o di B per parteciparvi, mentre nella maggior parte degli sport, la Coppa Italia si gioca per meriti sportivi.
Di recente si è giocato nel basket la Coppa Italia che ha regalato dei giorni di grande pallacanestro, tenendo incollato agli schermi i telespettatori e regalando davvero momenti meravigliosi.
Sapete come funziona la Coppa Italia del basket? Alla fine del girone d’andata vengono scelte le prime otto squadre del campionato e per una settimana hanno loro tutte le attenzioni senza campionato e Coppe europee.
Risultato? I titolari sempre in campo perché non ci sono altri impegni, grande livello perché si affrontano le migliori otto dell’annata e risultati imprevedibili perché in gara unica, come ha dimostrato Tortona superare in semifinale la Virtus Bologna
La rivoluzione di quest’estate di accorciare il numero di squadre di Coppa Italia si spera che possa essere solamente l’inizio, anche perché bisogna sempre ricordare che le trasferte hanno un costo e come le grandi squadre potrebbero andare in posti lontani, è altrettanto vero che per le finanze di un Barletta, squadra a caso, non sarebbe per nulla il massimo pagare un viaggio a Torino.
Il calcio deve avere meno partite e più di qualità, e su questo punto si sarà sempre d’accordo, ma è giunto il momento di dare valore reale a chi merita, a chi ha investito e chi si è guadagnato determinati premi e determinate partite e che venga applaudito il migliore non la mediocrità.