Pugno duro del Bayern Monaco; il club bavarese, infatti, ha preso una decisione piuttosto forte nei confronti di chi non è vaccinato.
Il mondo del calcio, da più di un anno, sta facendo i conti con gli effetti del Covid; il virus, oltre ad aver bloccato per mesi i vari campionati, ha imposto delle regole (dai tamponi ai protocolli) da rispettare per poter affrontare questa difficile battaglia. La pandemia ha cambiato le abitudini di tutti noi nel quotidiano e, per quanto riguarda il calcio, ha portato agli stadi vuoti.
Immagine tremenda perché questo sport, senza il pubblico, perde la sua anima. Una situazione che purtroppo rischiamo di dover rivivere; Bayern Monaco-Barcellona, infatti, rischia di disputarsi a porte chiuse per l’innalzamento delle curva dei contagi che sta riguardando la Germania. E proprio la squadra di Nagelsmann, in questi ultimi giorni, si è trovata al centro di una polemica legata al vaccino
Bayern Monaco, giocatori no-vax senza stipendio?
Il Bayern Monaco, all’interno della rosa, ha cinque giocatori che hanno scelto di non fare il vaccino contro il Covid; si tratta di Kimmich (il centrocampista, che in passato aveva raccolto dei fondi per combattere la pandemia, lo ha dichiarato pubblicamente), Gnabry, Musiala, Cuisance e Choupo-Moting. Tre titolari, una riserva e un giovane di belle speranze. Ma quali sono le regole in Baviera per contrastare queste decisioni? I cinque giocatori in questione, una volta entrati in contatto con un positivo, devono obbligatoriamente fare sette giorni di quarantena dalla quale possono uscire solo con un tampone negativo.
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In questo modo, quando un giocatore è costretto a stare in quarantena per non essersi vaccinato, il club decide di non stipendiarlo fino a quando non si negativizza e, di conseguenza, torna a disposizione del tecnico. Una linea forte ma che il Bayern Monaco ha deciso di adottare per tutelare chi si è vaccinato e, in un certo senso, spingere i cinque no-vax a cambiare decisione. Una situazione del genere può succedere anche alla Juventus? Al momento no considerando anche la situazione migliore dell’Italia rispetto alla Germania. Il modello tedesco, però, può essere un’altra strada per combattere questo maledetto virus.
